Cambiare lavoro spesso: Job hopping
4 minuti di lettura
Ti è mai capitato di cambiare lavoro spesso perché insoddisfatto del tuo ambiente lavorativo oppure volevi semplicemente cambiare strada? Magari non sapevi di aver praticato Job hopping!
Ma facciamo un passo indietro… che cos’è il Job hopping e perché è molto probabile che tu ne abbia già sentito parlare?
Job Hopping… cioè?
Letteralmente, Job hopping si traduce con il “saltare” da un lavoro all’altro, accumulando una lunga serie di esperienze lavorative in un tempo molto breve. Una pratica che arriva direttamente dagli Stati Uniti e che riguarda principalmente i Millennials (ne abbiamo già parlato in un articolo che puoi trovare qui!) ma anche i più giovani. A quanto pare il famoso e ambito “posto fisso” non è più il primo interesse dei lavoratori.
È soprattutto nei settori più innovativi e tecnologici che il Job hopping si verifica: i giovani ricercano tante esperienze diverse che possano arricchire la loro carriera e stimolarli nel lavoro. Ma come mai si è verificato un aumento del Job hopping negli ultimi anni? Due fattori principali:
- Sviluppo tecnologico e smartworking, che hanno reso più semplice la ricerca di lavoro online;
- La pandemia, che ha incentivato le persone a cogliere immediatamente la giusta occasione e a non perdere tempo.
Se però nel passato cambiare spesso lavoro veniva considerato un elemento negativo nel curriculum di un candidato, oggi è proprio il contrario. Ma è sempre così?
Cambiare lavoro spesso, pro...
Ci sono tantissimi motivi per cui i lavoratori praticano Job hopping. Parliamoci chiaro, la maggior parte delle volte è per avere uno stipendio migliore: trovare un compenso più alto con un nuovo datore di lavoro può essere più facile che aspettare un aumento nell’attuale posto di lavoro.
In più, il Job hopping si rivela uno strumento utile per crescere professionalmente e apprendere nuove competenze che si potrebbero non ottenere lavorando sempre nello stesso posto.
Il networking poi è un ulteriore punto a favore: conoscere nuove persone in determinati lavori può essere fondamentale. In più, alla base del cambiamento potrebbe esserci la mancanza di riconoscimento del proprio operato da parte dei superiori oppure ancora, orari troppo rigidi e una mole eccessiva di lavoro da svolgere.
Cambiare lavoro spesso... e i contro
Le aziende hanno bisogno di lavoratori ambiziosi, camaleontici, competenti e in grado di imparare velocemente, in un mercato del lavoro sempre più competitivo e in crescita (abbiamo analizzato il caso di Luxottica, puoi trovarlo qui!). Tuttavia, non è improbabile che un recruiter si domandi ancora se assumere o meno un job hopper: una persona che cambia spesso lavoro potrebbe sembrare poco professionale e poco motivata, inaffidabile e un costo in più da parte dell’azienda.
C’è anche un elemento che non va sottovalutato: l’allineamento tra domanda e offerta di lavoro. Il Job hopping infatti è un fenomeno in linea con il luogo da cui proviene, l’America, in cui c’è tantissima domanda, per cui non è strano che una persona lasci un lavoro per trovarne un altro. In Italia invece, spesso non accade: si tende a rinunciare ad un lavoro con difficoltà, per paura di non riuscire a trovarne un altro.
Job hopping e azienda: come muoversi?
Cosa potrebbero fare le aziende per “evitare” l’effetto Job hopping? Se i datori di lavoro hanno davvero voglia di non lasciar andare i propri lavoratori, soprattutto quelli giovani, devono assolutamente ripensare al processo di assunzione e a modi per mantenere i propri dipendenti. È necessario mettere al centro le persone. Ecco degli elementi che potrebbero limitare il Job hopping:
- Salari adeguati con possibili benefit;
- Equilibrio tra mole di lavoro ed orario;
- Prospettive di crescita e di carriera;
- Ambiente stimolante.
E tu cosa ne pensi?
Lascia un commento Annulla risposta
Social
© – 2023 Claudio Losciale
Grazie per le informazioni