Lavoro tossico: quell’insostenibile inadeguatezza dell’essere

Essere persone sempre impegnate non ci rende persone fighe”. Leggendo questo post di Serenis di qualche tempo fa qualcosa, dentro di me, si è fermato. Un’epifania. Chi non ha mai provato quella sensazione di inadeguatezza (o fastidio) davanti ad unə chicchessia che si “lamentava” di quanto fosse impegnatə o di quanto la sua vita fosse piena di cose, piangendo visibilissime lacrime di coccodrillo? 

Da quando vantarsi di non avere tempo per fare altro al di fuori del lavoro è veramente diventato uno status sociale da raggiungere? E se non lo fai? Sei una persona superficiale e senza obiettivi a cui piace perdere tempo?

Spoiler: NO, siamo solo invischiati in una concezione di lavoro tossico, e la radice di tutto questo malessere ha un nome: HUSTLE CULTURE 

Cosa si intende per Hustle Culture?

La Hustle Culture è una concezione di lavoro tossico, votato al perfezionismo e allo stacanovismo come riprova sociale di valore e successo. Insomma, devi avere sempre “qualcosa da fare”, altrimenti, sciagura a te, fannullone!

Curiosità: to hustle, parola inglese, è traducibile in vari modi tra i quali: attività febbrile, sgomitare e prostituirsi. Coincidenze?

Siamo tutti figli della Hustler Culture

A scuola, le maestre dicevano “prima il dovere e poi il piacere”. I tuoi genitori hanno sempre affermato che “chi si ferma è perduto”. Il tuo capo fomenta le riunioni a suon di  “work hard, play hard”. In palestra c’è un poster motivazionale che recita: “no pain – no gain”.

Ok. Respira.

Non c’è da stupirsi se la nostra generazione sia stata travolta in pieno da quel bisogno costante di  dimostrare di valere qualcosa attraverso i risultati raggiunti o il tempo passato a produrre tra sacrificio e sofferenza. 

Lavoro tossico: come si manifesta nelle nostre vite

Abbiamo ancora radicata la concezione che il successo si basi su quanto guadagniamo, quanto lavoriamo e quanto siamo disposti a sacrificare passioni, vita privata e famiglia. 

E allora, via a straordinari improbabili e portarsi il lavoro a casa; una vita passata a dire “faccio quest’ultima modifica e poi stacco” e dopo due ore sei ancora lì. Perché vogliamo mostrarci continuamente produttivi? Perché qualcuno ci deve notare.  Abbiamo bisogno di sentirci indispensabili.

La senti questa folata di ansia?

Hustle Culture e gli effetti del lavoro tossico - totalmarketing

Quel senso di colpa continuo

Dunque, è chiaro che gli effetti del lavoro tossico possono sfociare in gravi ritorsioni a livello fisico e mentale.

Ad esempio, che tu sia un dipendente o un freelance, un sentimento comune è quel senso di colpa continuo quando pensi di non dare (o essere?) abbastanza, senti di aver bisogno di una pausa e di staccarti dal lavoro o quando ti manca il coraggio di chiedere le ferie. 

Spesso, non ci permettiamo neanche di completare il sonno dovuto perché ci troviamo alle 3 di notte a rispondere su whatsapp ad un cliente. 

Effetti del lavoro tossico sulle persone

Sin dai tempi della scuola, abbiamo imparato che il nostro valore è dato da numeri e conosciuto il peso del giudizio (e non li abbiamo mai tolti dallo zainetto).

Oggi, questa continua esposizione ai successi altrui, ai quali altre persone danno un voto, è aumentata attraverso i social e lo vediamo sempre di più con i like, le condivisioni e i follower.

Inadeguatezza e competizione, quindi, continuano a viaggiare parallele, causando degli effetti deleteri sulle nostre vite :

  • Stress costante
  • Ansia 
  • Aumento del rischio di depressione
  • Incremento del rischio suicidario 
  • Burnout (che abbiamo approfondito in questo articolo)
Hustle Culture e gli effetti negativi - totalmarketing

Le conseguenze derivate dalla Hustle Culture

Gli effetti della Hustle Culture hanno raggiunto il loro massimo negli ultimi quattro anni e i casi di burnout da lavoro tossico hanno raggiunto picchi elevatissimi. E proprio da qui, nelle realtà aziendali, si sono concretizzati due fenomeni totalmente opposti: la Great Resignation e il Quiet Quitting.

Il primo segna il grande numero di dimissioni che i dipendenti hanno volutamente firmato per lasciare il lavoro tossico.

Il Quiet Quitting, invece, ha una forma più soft: praticamente consiste nello svolgere solo i requisiti minimi richiesti dalla propria posizione lavorativa, senza impegnare più tempo del dovuto (e del pagato). Parole chiave: fare il minimo indispensabile e senza farsi travolgere emotivamente. Questo per poter avere più tempo per coltivare le proprie passioni e godersi del tempo di qualità da soli o in famiglia.

C’è una luce in fondo al tunnel del lavoro tossico?

Potrebbe. La vita frenetica e il lavoro alienante hanno iniziato a star stretti a molte persone e la voglia di rovesciare qualche certezza e spezzare queste catene si è sparsa. Ad oggi, le iniziative per promuovere una migliore qualità della vita sono ormai oggetto di discussione continua, sia nelle aziende sia tra i freelance.

Comprendere come gestire il proprio tempo e le proprie risorse è già un’ottimo modo. Ascoltare e cooperare sono le parole d’ordine di una nuova tendenza che mira a far sentire le persone coinvolte e rispettate per il loro impegno. È questa la nuova ondata che estirpa la parola Hustle e lascia lo spazio alla parola Break.

E ci piace molto di più.

equilibrio tra vita e lavoro hustle culture

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