Ball Culture e Voguing, da sotto-cultura queer a fenomeno mainstream? Per favore, no!
- Flavia Frittella
- Comunicazione
- Giugno 24, 2024
- 6 minuti
“Sabato c’è una ball, andiamo?” Con la curiosità di chi ama tuffarsi come Pocahontas nel lago, io dico SI! Voglio troppo assistere ad una ball.
Quel sabato sono stata investita dalla potenza della Ball Culture. Ribattezzata e rinata flawless.
-Hai capito Francisco?
Ball Culture: ma di che parliamo?
Se sei un membro della comunità LGBTQ+ di New York tra gli anni ‘60 e ‘90, è molto probabile che tu debba lottare ogni giorno tra discriminazione, razzismo, e marginalizzazione.
La nascita della Ballroom Culture (per come la si intende oggi) avviene nella comunità afro discendente e latina LGBTQ+ di Harlem alla fine degli anni ‘60 come necessità di creare un safe space dove le minoranze potessero esprimersi liberamente, come loro non era ovviamente permesso al di fuori.
Ci si sfida in categorie, tra sfilate ed esibizioni; attraverso il Voguing o le Runway, meravigliose creature portano tutto il loro orgoglio, l’estro, l’eleganza, la sfrontatezza.
Pepper la Beija dalla House of La Beija – Paris Is Burning – 1989
STRIKE A POSE: il Voguing
Eh no, non l’ha inventato Madonna! Il Voguing, che erroneamente viene spesso declinato a “stile di danza”, è in realtà un simbolo di identità e cultura della comunità queer! Nasce e si evolve in anni di ballroom. È modo per esprimere se stessi e raccontare la propria storia eseguendo movimenti del corpo precisi, eleganti e lineari, ispirati dalle POSE che le modelle assumevano sulle riviste. Non a caso il nome deriva proprio dalla rivista Vogue.
Willy Ninja (sx) dalla House of Ninja durante una Ball
Il Voguing e la Ball Culture nel mainstream
Già nel 1989 Malcom McLaren omaggia il mondo delle ballroom e della comunità con la traccia house “Deep in Vogue”.
Nel 1990 la canzone Vogue e il Blonde Ambition Tour di Madonna fanno conoscere il voguing e la ball scene al mondo intero.
Possiamo dire che Madonna ha sempre portato all’attenzione la necessità di raccontare, mostrare una comunità fino ad allora considerata invisibile, che urla da molto prima di Stonewall per il riconoscimento dei diritti, che vuole essere tutelata e libera di “express itself”.
Madonna e il cast di “Vogue”, “Blonde Ambition Tour” e docufilm “Truth or Dare” – 1990
Beyoncé, dedica interamente alla Ball Culture l’ album Reinassance – act I, ringraziando e ospitando la comunità durante i suoi live, dando un appoggio significativo e reale.
Honey Balenciaga – House of Balenciaga- al Renaissance Tour di Beyoncé 2023
Serie recenti come Pose, programmi tv come Drag Race o documentari storici come Paris is Burning raccontano questo mondo.
Eppure c’è chi non tarda a trasformare l’arte in trend e la volontà di trasmettere e diffondere la ball culture diventa sfruttamento per scopi commerciali o ritorni di immagine.
Voguing vs Noguing
Per la serie “cose di cui non ci si dovrebbe appropriare mai, al limite avvicinarsi con rispetto”, ultimamente vediamo il voguing anche dove normalmente non ci si aspetta che ci sia – o non ha senso che ci sia – del voguing. Questo ha scatenato fortemente la comunità che accusa di appropriazione coloro che lo inseriscono in contesti che cozzano o in cui nessun membro della comunità è chiamatə a rappresentarlo. “Quello non è voguing, è noguing, è muovere le braccia”.
Ball Culture nel gergo comune
Se oggi sentiamo dire “mia madre” o “mio padre” parlando di artisti o personaggi dai quali ci sentiamo ispirati o vorremmo che ci insegnassero la vita, ecco, questo deriva dalla Ballroom Scene.
LE HOUSE. Negli anni ‘70 si creano nuclei familiari di fatto, guidati da una mother o father, spesso veterani della scena ball, che offrono supporto e protezione a giovani ragazzi (scappati o cacciati di casa per la loro omosessualità). Nei loro mentori trovano conforto, speranza e senso di appartenenza.
La stessa Lady Gaga ha ripreso il concetto della House creando “Haus Of Gaga”, una realtà che unisce creativi che progettano e realizzano abiti ed oggetti di scena utilizzati dall’artista. Le stesse creazioni, stravaganti, parodistiche e assurde sono un omaggio al mondo queer alla quale la cantante è estremamente legata e supporter. Non a caso è Mother Monster.
House of Saint- Laurent (sx) – House of Extravaganza (dx)
La moda da, la moda prende
Se per anni l’ispirazione -ed aspirazione- della Ballroom Scene è stata la moda, dai nomi delle House alle categorie delle Ball, al Voguing, ad oggi possiamo dire che il prestigio è stato riconosciuto e ricambiato.
I voguers insegnano le modelle a sfilare sulla passerella nei ‘90s. Oggi sono artisti, stilisti e brand che collaborano tra show e nuove collezioni: Adidas, Shayne Oliver – voguer e stilista – portano il voguing nei loro eventi e sfilate, supportando la scena e la comunità, che oggi è più attiva, pulsante e consapevole che mai.
Una scena in continuo movimento
In una scena in continua evoluzione, che cambia con la società, l’attenzione si pone sui temi che interessano direttamente la comunità. Sul modo in cui vengono raccontati e comunicati. Ci si aspetta sempre una solida coerenza, una verità che viaggia di decade in decade.
È triste vedere che anni di lotta per far uscire la propria voce diventano tristi siparietti o trend del momento per brand che si lavano di arcobaleno o, ancora, come alcune celebrazioni identitarie, come quella del pride, che vanta origini drammatiche e significative, siano alla mercé di multinazionali e popolate di coloro che con la comunità magari non hanno realmente un collegamento se non quello del ritorno di immagine.
Per questo è necessario comprendere, capire, conoscere e sostenere questa vibrante comunità, che continua a lottare per visibilità e diritti: è un dovere sociale.
Ringraziarla per l’immenso patrimonio culturale che ci sta donando è un dovere umano.
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