Come il Nudging influenza le nostre vite, ma gentilmente.
- Flavia Frittella
- Analisi
- Novembre 19, 2024
- 2 minuti
Ecco la prima cosa che mi viene in mente se penso al Nudging (il perché lo capirete leggendo il resto dell’articolo)
“Nudge”, in inglese = “spintarella, pungolo”, ovvero quella tecnica capace di influenzare le tue scelte, la tua attenzione e in caso di marketing, il tuo acquisto. Quel dito nel costato, parla direttamente con la tua coscienza, o con il diavoletto sulla spalla e spesso confabulano affinché tu compia esatta mente quell’azione lì, ma con gentilezza. Di manipolazione parleremo dopo.
È quella voce che sussurra al tuo orecchio, “fai una scelta ecologica”, “compralo subito”, “altre persona stanno guardando questa camera adesso”, parlando di marketing si inseriscono a gamba tesa dei concetti di scarsity e urgency.
Le basi: cos’è il Nudging
l nudging fa parte delle scienze comportamentali e può essere definito come “un incoraggiamento indiretto che mira ad influenzare il comportamento delle persone senza obbligarle utilizzando elementi quali facilità, pressione sociale, opzione di default, gamification.
Il concetto è stato introdotto dagli economisti Richard Thaler e Cass Sunstein nel loro libro “Nudge” (2008), che descrive come influenzare in modo “gentile” le decisioni per migliorare salute, benessere e felicità.
Scegliere senza imporre: gli esempi di nudging
Pensa alla scelta di default al bancomat “stampa ricevuta” che è già fissa sull’opzione sostenibile, a quando eravamo piccoli e al momento di spegnere un videogioco la scelta era impostata verso il “continua” con un colore diverso o all’esperimento sociale della Mosca di Shipol, ovvero una mosca disegnata al centro in un orinatoio nel bagno degli uomini che li pinga a fare centro mossi dalla tentazione di colpire il bersaglio (siamo al massimo della sfiducia verso il genere umano? Commentiamo dopo).
Questa “spinta gentile” aiuta le persone a fare scelte più consapevoli: dalle abitudini alimentari alla gestione del traffico urbano, fino all’aumento della partecipazione al voto o alla riduzione dell’evasione fiscale. Il nudging sfrutta due modalità di pensiero: il *Sistema 1* (automatica e istintiva) e il *Sistema 2* (più lenta e riflessiva), come descritto dal noto psicologo Daniel Kahneman. Con piccoli accorgimenti, è possibile indirizzare il nostro Sistema 1 verso azioni che rispettino i nostri valori, coinvolgendo in modo consapevole anche il Sistema 2.
Come il marketing si impossessa del nudging:
Ed ecco che, dalle scienze comportamentali, alla politica e all’economia, il nudge si inserisce nel marketing, sfruttato dai brand come strumento di conversione sia on che offline. Un esempio? La frutta e verdura al supermercato visibile e all’altezza degli occhi che ti fa arrivare prima il messaggio “mangia sano” ma rimani comunque libero di comprare schifezze”. Sono gli abiti in prima battuta nel periodo di inizio saldi, o i gadget vicino alla cassa che fissi mentre sei in fila e che metti nel carrello (si , quelli che ti fanno venir voglia di tagliarti le mani mentre piangi tornando a casa e ti chiedi “ma come ho fatto a spendere così tanto).
Anche nel marketing nutrizionale, mostrare in evidenza i minori zuccheri o grassi di un prodotto orienta il cliente verso quell’opzione. Su un e.commerce sono le etichette “nuovo”, la scelta dei colori per evidenziare un prodotto in sconto o in promo. Aggiungi una call to action livello PRO e l’acquisto è fatto.
Social e dintorni: un serpente che si morde la coda
Se gli utenti influenzano il funzionamento degli algoritmi, così anche il design delle piattaforme guida le loro abitudini influenzandoli a sua volta. Questo “mutual shaping” mostra come le impostazioni di default e il design delle piattaforme social indirizzino il comportamento degli utenti
Piattaforme come Facebook e Twitter utilizzano sottili meccanismi di nudging per influenzare le scelte degli utenti, spesso integrati nel design della user experience. L’obiettivo principale? Far trascorrere più tempo online, interagendo con contenuti e altri profili, aumentando così le opportunità di monetizzazione.
I like sono potenti strumenti di nudging: incoraggiano le interazioni positive e frequenti con contenuti già visti o apprezzati, rinforzando l’engagement, credendo“conferma sociale”. E che dire allora della fame di like e follow che porta gli utenti a pubblicare costantemente?
Le piattaforme utilizzano anche il data nudge, “vuoti informativi” che stimolano l’utente a controllare più frequentemente le notifiche o a investire in funzioni a pagamento, generando ulteriori dati per le piattaforme. Su Facebook, ad esempio, non si vede chi ha visualizzato i propri post; su Instagram le visualizzazioni delle Storie appaiono in ordine casuale, mentre su LinkedIn solo gli utenti premium vedono i nomi di chi ha visitato il proprio profilo.
Un altro esempio classico di nudging riguarda la privacy: in passato la casella per accettare termini e condizioni era pre-impostata, rendendo più difficile il rifiuto della condivisione dei dati. Anche oggi, controllare la privacy richiede spesso diverse azioni, che scoraggiano molti utenti a cambiare le impostazioni di default, rafforzando l’acquisizione dei loro dati. Come de-flaggare la lunga lista del “accetta cookie strettamente necessari”.
Considerazioni e riflessioni finali
Quanto il confine tra manipolazione e scelte guidate sia sottile e facilmente fraintendibile, soprattutto da chi è interessato a farci compiere determinate azioni: dalla politica alla nutrizione, dai social ai nostri acquisti, insomma, in tutti gli aspetti della nostra vita.
E quindi le domande sorgono spontanee: alla fine della fiera, il Nudging è una tecnica subdola per limitare la libertà di pensiero, il libero arbitrio? Oppure è “una spinta” verso una consapevolezza etica maggiore, una riscoperta dei valori? E già formulare quest’ ultima riflessione è abbastanza triste. Serve una manipolazione per fare le cose giuste? Eppure sembra che questa sia utilizzata per aumentare profitti ed entrate, avvalorando il consumismo aggressivo dei nostri tempi.
Ah, e se sembra un discorso complottista, non lo è. Sia chiaro.
Per questo mi interessa sapere anche cosa ne pensi tu! Parliamone qui sotto!
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