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L'importanza della comunicazione visiva nell'epoca moderna

La gestione social del periodo di crisi di Chiara Ferragni ha aperto gli occhi a molte persone su quanto la comunicazione visiva possa fare la differenza in determinati contesti e situazioni.

Chiara Ferragni e la gestione social del periodo di crisi

Il periodo di crisi per Chiara Ferragni ha avuto inizio quando l’Antitrust ha inflitto una multa di 1,4 milioni di euro per pubblicità ingannevole a due delle sue società, insieme all’azienda dolciaria Balocco. Tutto ciò a causa di una campagna promozionale, presentata come un’iniziativa benefica ma non rivelatasi tale, relativa ad una linea di pandori Balocco con cui la Ferragni aveva collaborato nel dicembre 2022. 

Questa situazione ha innescato una crisi reputazionale senza precedenti per l’immagine della Ferragni: i principali talk show televisivi hanno cominciato a parlarne continuamente, mentre sul mondo del web si scatenarono feroci polemiche attorno alla sua figura. Questa situazione spinse allora la Ferragni a cambiare registro nel suo modo di comunicare.

Se prima eravamo abituati ad una comunicazione patinata e anche un po’ provocatoria, adesso se si da un occhio agli ultimi post pubblicati dalla Ferragni, assistiamo ad un profilo comunicativo completamente differente: le sue ultime foto mostrano principalmente immagini legate alla propria famiglia, dove Chiara si mostra anche con un look diverso e più formale.

Tutto ciò è stato anche frutto di una strategia di comunicazione portata avanti da un’agenzia specializzata in gestione della crisi d’immagine. Si tratta, insomma, di una potente azione utile a ridare lustro alla reputazione dell’imprenditrice digitale. 

A questo punto, quello che viene da chiedere a tante persone, è: quanto impatta la comunicazione visiva sulla figura di un personaggio pubblico?

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Effetto priming: a lezione dal neuromarketing

Sul mondo dei social network prevale, tra i cinque sensi umani, la vista; attraverso questo senso, le persone si basano principalmente sull’impatto “a pelle” che un influencer ha nella mente di chi vede i suoi post. 

A tutto ciò può essere data una spiegazione, ricollegabile al mondo del neuromarketing e in particolar modo dell’effetto priming

Il concetto di priming pone le sue radici nella psicologia cognitiva. Per priming si intende l’effetto in base al quale l’esposizione ad uno stimolo (prime) incide direttamente sulla percezione e sulla risposta a stimoli successivi (target o bersaglio).

Il termine priming deriva dal verbo “prime”, ossia “innescare“. In questo caso, il prime prepara l’individuo ad un determinato comportamento e/o risposta, da esso innescati.

Nel caso di Chiara Ferragni, se l’imprenditrice digitale avesse continuato a pubblicare foto, anche un po’ provocatorie, non avrebbe fatto altro che attirare l’attenzione degli “haters” e aizzato ancor di più polemiche attorno alla propria figura. Quindi, ha preferito adottare un metodo di comunicazione “soft” teso a normalizzare la sua immagine sui social network, in modo da non dare più nell’occhio.

Facendo l’esempio del mondo pubblicitario, invece, pensiamo agli spot pubblicitari della Coca Cola mandati in onda durante il periodo estivo. 

Queste pubblicità non fanno altro che stimolare la percezione positiva del brand e influenzare i nostri comportamenti. Infatti, se dovesse capitare di fare acquisti al supermercato, dopo aver visto la pubblicità, potrebbe capitare che inconsciamente acquisteremo una bottiglia di Coca Cola piuttosto che dell’acqua. 

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L'abito non fa il monaco: il priming applicabile ai colloqui di lavoro

Scommetto che almeno una volta nella vostra vita avrete sentito il famoso proverbio: “L’abito non fa il monaco“. Questo proverbio afferma che spesso le persone non sono come appaiono a prima vista, ma il più delle volte sono l’opposto.

Nel mondo dei colloqui di lavoro è estremamente importante fare una buona impressione perché il neuromarketing insegna che quando incontriamo una persona che non conosciamo, in 7 secondi ci formiamo un’idea su di essa.

Visto che, in 7 secondi, è difficile comprendere tutti gli aspetti di una persona, ad attirare l’attenzione del recruiter sarà il nostro vestiario, la nostra parlantina, il nostro modo di gesticolare o anche semplicemente il nostro modo di sedersi. Questi sono tutti messaggi che arrivano al cervello del nostro interlocutore per permettergli di comprendere se siamo o meno le persone adatte a quella posizione lavorativa.

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Infine, il caso Ferragni – Balocco ci ha insegnato quanto la comunicazione visiva sia essenziale nel mondo dei social network, ma anche sui posti di lavoro dove la prima impressione è tutto.  E voi cosa ne pensate: ritenete giusta la scelta della Ferragni di cambiare il proprio stile di comunicazione?

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