Zoom Fatigue: il lato oscuro dello Smart Working - Totalmarketing

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Che senso ha lo smart working se non riesce veramente ad essere smart?

Dal 2020 ad oggi, siamo tutti contenti che il lavoro da remoto sia entrato nelle nostre vite, migliorandole sotto molti aspetti.

Eppure, dietro la facciata luminosa della flessibilità, si nasconde il lato oscuro della Zoom Fatigue.

Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Smart Working e l'Affaticamento da Video Call

Accade che, dopo ore di video call, parole, interferenze, grafici, presentazioni, arriviamo a fine giornata esausti. Pieni di cose in testa, eppure completamente vuoti.

Questo fenomeno si chiama Zoom Fatigue (o affaticamento da videochiamata), ed è l’effetto che ore passate davanti allo schermo del pc, fissando mosaici di facce, in “quel” minuscolo spazio vitale” (semi-cit.) tra te e la webcam, provocano alla salute mentale e fisica degli smartwoker.

Zoom Fatigue: le origini

Il fenomeno prende il nome dalla piattaforma che, durante il covid-19, ha registrato un aumento esponenziale di utenti diventando il tool per video conference più utilizzato (seguito da Meet, Skype, Whatsapp, FaceTime etc).

Nei primi anni di smartworking, soprattuto durante la pandemia, inizia a manifestarsi tra i lavoratori coinvolti, un nuovo tipo di stanchezza; una forma di stress che porta addirittura a voler allontanarsi il più possibile dal pc una volta terminata la giornata e non aprirlo fino al giorno dopo. Un senso di rifiuto vero e proprio.

Questo fenomeno suscita subito l’interesse degli studiosi, e attraverso un nuovo strumento chiamato ZEF, si inizia a misurare l’effetto e l’affaticamento portato da ore di lavoro al pc in modalità smart.

 

una vignetta satirica sulla zoom-fatigue- totalmarketing

Trad. –  Dovremmo programmare la nostra prossima riunione in Zoom o colpirci la testa ripetutamente con un martello?

Aspetti delle video call che stressano il cervello

Dalle ricerche effettuate emergono quattro principali elementi di stress:

  • Mancanza di segnali non verbali: il cervello si sforza di cogliere tutte le sfaccettature della comunicazione. Il linguaggio non verbale e i movimenti sono naturalmente inseriti nella codificazione del linguaggio e, durante le call,  questo viene meno perché la visuale è ridotta a testa e spalle.
  • Ci sentiamo fisicamente intrappolati. “quel minuscolo spazio vitale”, di cui sopra, è la sensazione di essere incastrati in un’area definita, senza possibilità di spaziare. Un po’ un effetto paraocchi.
  • Il costante riflesso della propria immagine. In meme veritas. Le volte che fissi te stesso durante un call non si contano. Ci controlliamo, ci si preoccupiamo di come appariamo. Questo effetto specchio prolungato mina la nostra concentrazione (spesso labile) e la nostra autostima. 
  • L’ipersguardo degli altri. Tutti guardano in cam e la percezione è che il loro occhi puntino solo su di noi. Il contatto visivo è più lungo e prolungato in video call. In questo caso, il cervello registra una vicinanza tra te e l’interlocutore come se una situazione intima o di conflitto, generando stress.
A mettere il carico: le poche e corte pause tra una call e l’altra, il senso di isolamento e il disagio nell’esposizione, soprattutto quando sembra di parlare a vuoto.

Gli effetti della Zoom Fatigue sulle persone

A fine giornata, gli effetti scaturiti sono più o meno i seguenti: tensione, stanchezza, esaurimento e quella voglia improvvisa di scappare in Messico e aprire quel famoso chiringuito dopo aver visto il planning delle prossime call. Scherzi a parte, le conseguenze derivate dalla zoom fatigue  possono sfociare in:

  • ansia e depressione
  • difficoltà di concentrazione e poca memoria
  • mancanza di motivazione
  • frustrazione e irritabilità
  • insonnia
  • mal di testa ed emicranie
  • dolori e tensioni muscolari.

Insomma, Zoom fatigue e Burnout si danno un sonoro 5. 

Non è colpa dello Smart Working in sé.

Lo smart working nasce come soluzione funzionale a più esigenze. Tra gli aspetti positivi ritroviamo la possibilità di crearsi un equilibrio-vita lavoro, la facilità delle connessioni e la possibilità di aprire il mondo del lavoro a tutti. Ha migliorato le vite di molti e lo difenderemo sempre.

Tuttavia, per mantenerlo smart a tutti gli effetti, la parola chiave dovrebbe essere saper FILTRARE. Non tutto ha bisogno di una video call. Temi e argomenti possono essere sbrigati anche tramite mail, appunti condivisi o telefonate. Questo riporterebbe la comunicazione a livelli normali e umani.

 

Come ridurre l'affaticamento da video call

Aumentare ed allungare le pause ed unirle ad attività personali, trovare supporti che aiutino a non appesantire vista e postura, procurarsi una web portatile da mettere il più lontano possibile in modo da percepire lo spazio in maniera diversa, sono azioni che possono essere adottate per ottimizzare il lavoro da remoto.

E sarebbe bello tornare anche a vivere le persone in carne ed ossa, dosando il lavoro in presenza e in modalità smart. Godendo di una pausa caffè che non sia stare soli, in piedi, in cucina, a girare il cucchiaino e a guardare nel vuoto.

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