La minigonna: Storia di un capo rivoluzionario
- Federica Palma
- Analisi
- Giugno 6, 2024
- 4 minuti
La storia di libertà, di ribellione e di emancipazione celata dietro alle balze della minigonna.
Quando inizia la storia della minigonna?
Secondo un articolo di Vogue, la storia della minigonna inizia presso gli Antichi Egizi e la Dinastia cinese Duan Qun Miao. Soltanto, però, nel 1963 la minigonna apparve in una vetrina di un negozio londinese grazie alla stilista londinese Mary Quant.
In effetti, nasce dalla necessità di avere un abbigliamento pratico, comodo ed elegante che accompagnasse le donne nelle loro campagne di rivendicazione dei diritti. La prima era cinque cm sopra al ginocchio, poi divenne più corta e si arricchì di dettagli.
Minigonna: inno alla libertà
La nascita della minigonna rappresenta quindi una rottura con gli standard tradizionali. Ha contribuito a ridefinire il concetto di femminilità, rompendo con il pensiero che le donne dovessero indossare gonne lunghe per essere considerate rispettabili.
È il simbolo dell’emancipazione femminile e di sfida alle norme sociali conservatrici. È una dichiarazione di indipendenza che consente di esprimere la propria individualità, audacia e libertà.
La storia della minigonna continua
Tuttavia, ben presto la nascita della minigonna ha suscitato scalpore e controversie. Dall’altro lato ha aperto la strada a molte innovazioni nella moda.
André Courrèges fu il primo a rivendicarla, dando vita allo stile courrèges: gonne dalle linee a trapezio e total white mixate con tessuti in vinile e in plastica. Successivamente altri brand la usarono, tra cui:
- Yves Saint Laurent, che la integrò nei tailleur
- Balenciaga, che accorciò gli orli di 10cm per restare al passo con i tempi
- Prada, che disegnò una collezione dedicata alla minigonna negli anni 90
- Vivienne Westwood. La sua minigonna scozzese divenne il simbolo del movimento punk.
Iniziano le sperimentazioni
La nascita delle prime sottoculture degli anni ’60 e di nuovi codici di abbigliamento porta a parlare di moda genderless negli anni 70-80. Sebbene ancora in fase di sperimentazione, in questi anni la minigonna venne inclusa in alcune collezioni da uomo. Tra gli stilisti più celebri ricordiamo:
- Ray Petri, che prova a mischiare capi provenienti da realtà completamente distanti. In particolare, le gonne vengono abbinate con calzettoni in spugna, Dr Martens e cappotti destrutturati
- Jeaun Paul Gaultier, che propone la gonna come capo unisex nella sua collezione da uomo nell’85.
La gonna inizia ad essere considerata così un capo gender-less, anche se era riservato soltanto per pochi creativi e rivoluzionari.
Minigonna, capo genderless
Quindi, nonostante questi primi passi, siamo ancora lontani dall’inclusione della (mini)gonna nell’armadio maschile. In effetti, il cambiamento sostanziale è stato mosso dai Millenials e dalla Gen Z.
Volendo rompere gli stereotipi di genere imposti dalla società, abbracciano l’idea che tutti i capi siano unisex. Con loro lo stile scavalca le regole imposte dalla società e rivendica una maggiore libertà di espressione.
Emblema di questa innovazione è la minigonna. La si inizia a vedere sempre più in collezioni genderless (come quelle di Prada e Dolce Gabbana) e ad essere usata da numerose celeb, fra cui Harry Styles e Damiano David.
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