Ethan Caspani (@caspisan) si racconta a Total Marketing

Curiosə di sapere cosa succede ai content creator italiani dietro le quinte del mondo dei social e del digital marketing? Allora non perderti la nostra nuova rubrica! Qui intervistiamo content creator e influencer per scoprire e analizzare insieme a loro i retroscena della comunicazione social.

Il nostro primo ospite è Ethan Caspani (@caspisan su Instagram e TikTok), Content Creator ed esperto di Social Media Marketing. Con lui parleremo di marketing e inclusività.

La storia di affermazione di Ethan: da Content Creator italiano a Social Media Specialist

Ethan puoi raccontarci un po’ del tuo percorso sui social? “Mi sono avvicinato ai social per caso, iniziando a raccontare la mia transizione come uomo trans su Instagram. Grazie alla mia ex ragazza, che era già content creator su Youtube, ho deciso di raccontare sulla mia vita, creando la mia community.

Sono entrato in un’agenzia di content creator italiani che mi ha permesso di avere maggiori contatti con i brand e aziende che iniziavano, tra 2021 e 2022, a dare importanza alla comunità Lgbtqia+. Il tutto è andato avanti fino a metà 2023: col tempo ho capito che il lavoro di content creator non faceva più per me.

Ora preferisco stare dietro le quinte e di cambiare. Per un periodo sentivo fosse necessario raccontare la mia storia di uomo trans, ma ora ho scelto di metterla in secondo piano e concentrarmi su altro. Voglio concentrarmi sul mio lavoro e le mie passioni”.

screen del profilo di instagram di Ethan Caspani nel quale offre strategia di marketing nel suo nuovo lavoro di social media specialisti

Come si scelgono i brand giusti con cui collaborare?

Ethan ci racconta come sceglieva i brand con cui collaborare: “La consapevolezza arriva con il tempo, anche perché c’è stata una trasformazione, da parte dei brand, nell’interessarsi alla comunità LGBTQIA+.

All’inizio, per poca conoscenza e informazione, si accettava un po’ di tutto, ma col tempo ho imparato a distinguere tra aziende veramente interessate alla comunità e quelle che lo facevano solo per facciata. Anche le agenzie hanno iniziato a filtrare meglio le proposte, cercando brand che rispettassero l’intersezionalità e avessero un impatto positivo sulla società”.

Ethan, secondo te, anche la community è più consapevole di cosa comportano collaborazioni? Sì. Prima i contenuti adv non davano fastidio, passavano inosservati, adesso grazie anche a certe leggi, le persone capiscono che dietro c’è un guadagno. Io stesso, quando collaboravo con dei brand, cercavo di capire qual era la loro mission e come, quell’azienda, fosse percepita dagli utenti e dalla comunità.

Pro o contro la sponsorizzazione da parte dei brand? Pareri divisivi...

Durante l’intervista, Ethan ci racconta delle opinioni contrastanti: “Alcune persone della community non capiscono perché i creator realizzino adv sponsorizzate, ma credo che la visibilità offerta dai brand alla comunità abbia aiutato a normalizzare. Prima di queste collaborazioni eravamo invisibili. Collaborare ha significato avere esponenti della comunità in spot, in serie tv o film.

Collaborare con i brand è spesso l’unico modo per sostenersi come Content Creator italiani. Mi è capitato di collaborare con brand che non portavano reale impatto positivo alla comunità. Ma è una cosa che si capisce con l’esperienza; il brutto è che questi errori non vengono perdonati facilmente, perché sono visibili ad un grande pubblico“.

Ethan-caspani-primo-piano

Secondo te, perché è importante che i content creator transgender abbiano visibilità sui social? “I brand dovrebbero dare visibilità alle persone trans non solo perché sono trans, ma per i loro contenuti, la loro community e la loro vita. La normalizzazione avviene quando il fatto di essere trans diventa secondario. Altre persone non sono d’accordo: per qualcuno la propria identità e il proprio percorso ha bisogno di essere chiarito subito, per altri può essere qualcosa di privato”.

Hai notato un cambiamento nel modo in cui i brand e il pubblico reagiscono ai content creator transgender negli anni? “Ci sono dei pareri discordanti sull’impatto di queste figure. Io sono dell’idea che ognuno fa quello che può: ci sono persone che preferiscono aiutare la comunità direttamente in campo politico, io l’ho fatto con i social perché era il modo che sentivo più mio e potevo scegliere cosa raccontare e con chi collaborare. I social hanno dato un altissimo contributo e l’attivismo oggi, nell’era digitale, passa anche da qui: ad alcuni piace questa strada e la capiscono, altri meno”.

ethan caspani a total marketing

Il problema del Rainbow washing nel reparto marketing delle aziende

Come vedi il futuro della rappresentazione transgender sui social e nel marketing? Cosa speri che cambi o migliori? “Ogni azienda dovrebbe avere un reparto di diversity ed inclusion e sostenibilità, per avviare delle collaborazioni efficaci. Con un reparto del genere le aziende possono creare una pubblicità giusta ed etica, di impatto positivo per la società. Alla fine si tratta di un concetto alla base dell’imprenditoria, anche se molti pensano solo ai soldi”.

Come ti spieghi il fallimento di quei brand, che pensano di fare campagne di sensibilizzazione, quando si tratta, in realtà, di Rainbow Washing? “Penso sia un problema del reparto marketing: non si fa un marketing etico e funzionale al bene dell’azienda, portando ad allontanare le persone, che ora sono più consapevoli della bontà o meno di certe iniziative”.

Puoi farci qualche esempio di campagne o collaborazioni di cui sei particolarmente orgoglioso? Calvin Klein. È un brand con cui ho collaborato più volte ed è stato il primo ad avermi contattato, prima del boom dell’interesse per la comunità e prima di essere sfruttati per dinamiche sterili di marketing. Calvin Klein inseriva già persone della comunità LGBTQIA+ nei loro spot, coinvolgendoli anche nella produzione di contenuti e di capi. È sempre stata un’azienda trasparente, impegnata a creare eventi inclusivi”.

ethan caspani ospite di un evento di Calvin klein

Ethan e le sfide sui social come uomo trans

Quali sono state le sfide più grandi che hai affrontato come uomo trans nel mondo dei social media? “Spesso ho dovuto affrontare gli insulti degli utenti: da dietro ad uno schermo si pensa di poter dire tutto. Ho iniziato a raccontare sui social il mio percorso perché non trovavo punti di riferimento o altri content creator italiani che parlassero di affermazione di genere, e mi sono scontrato con utenti che cercavano di far prevalere il loro punto di vista. Anche il concetto stesso di accettazione non mi convince: sembra che qualcuno, sopra di te, debba accettare qualcuno che sta sotto.

Sono consapevole di aver messo la mia persona a servizio della comunità e quindi di essermi reso più visibile: se mi cerchi su Google trovi parte della mia vita come Ethan Caspani ragazzo trans, al momento non mi crea problemi. Noto però che essere trans viene messo prima di tutto il resto: mi inizio a chiedere cosa dovrei fare se ad un certo punto avessi bisogno di mettere in luce altro di me. Intendo dire che non sento più il bisogno di raccontarmi per validarmi, mi sento arrivato e vorrei far uscire altro di me”.

In fondo, il temine trans è un aggettivo, ma solo uno dei tanti per descriversi.

I content creator italiani possono cambiare narrazione sui social?

È difficile allontanarsi dall’immagine che dai la prima volta a chi ti segue: ti inseriscono sempre nella categoria in cui sei stato etichettato all’inizio. Alcune cose continuo a raccontarle senza problemi, ma se parlo della mia vita il mio pubblico non sparisce, se parlo di altri argomenti perdo visibilità e interazioni, perché racconto qualcosa che chi mi segue non cerca“.

Com’è cambiato il modo di comunicare e comunicarti nel mondo dei social? Fino all’anno scorso, nel momento in cui mi raccontavo, trovavo appoggio positivo, adesso i commenti negativi sono aumentati, magari per il tempo politico in cui ci troviamo e diventa pressante. Anche ciò che racconto spesso è scomodo da raccontare: il non voler fare interventi chirurgici e mantenere certi organi o raccontare della mia relazione da ragazzo trans con un altro ragazzo non è semplice, allora certe volte preferisco non raccontare.

C’è una forte polarizzazione nei social e spesso non ce ne accorgiamo, che  impedisce di parlare di argomenti più impegnativi, che dovrebbero essere compresi nella loro complessità. La libertà di cui si parla alcune volte è solo apparente: è giusto avere opinioni differenti ma sui social non si riesce a discutere in maniera costruttiva“.

reels di Ethan Caspani che sensibilizza sui problemi quotidiani di una persona transgender

Content creator italiani e comunità LGBTQIA+: cambiare lavoro non è stato facile

Essere stato un content creator è stato un vantaggio o meno nel passaggio al nuovo lavoro? “Ora mi occupo di social media marketing e all’inizio, quando  si parlava poco della comunità LGBTQIA+, essere visibile era un danno, perché non riuscivo ad interfacciarmi coi clienti, per questo mi sono buttato sul e-commerce.

Adesso mi dedico totalmente a fare consulenze alle aziende e brand e sento che il mio passato mi ha avvantaggiato, per le conoscenze pregresse e anche essere stato a contatto con altri creator mi ha permesso di imparare molto da loro. La mia visibilità mi ha anche permesso di intercettare clienti con i miei valori e che mi conoscevano già, con cui è molto piacevole collaborare”.

Per concludere svelaci qualche tips: quali sono le basi della tua strategia di marketing? “Può sembrare banale ma penso che la strategia di marketing migliore sia ascoltare il proprio pubblico, non solo sapere i dati demografici ma interagire a fondo con loro e aprirsi, controllare in giro cosa cercano le persone. Testare contenuti diversi e capire quelli più perfomenti da cosa sono costituiti.

Poi esistono anche trucchetti pratici: come nelle storie instagram alternare video e grafica con del testo scritto, ma è importante non perdere mai di vista il proprio pubblico“.

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