Marketing di Natale: i flop più brutti di sempre

Dicembre è sinonimo di feste ma anche di flop di marketing clamorosi.

Tutti noi ci ricordiamo di sicuro di celebri spot che sono rimasti nella nostra mente come i famosi claim storici e nostrani come “A Natale puoi”, “buttati che è morbido” oppure “piano piano, buono buono”.

Ma in questo universo di ricordi esistono anche delle campagne che sono rimaste nella mente ma più per momenti imbarazzanti o ambigui: la grande maggioranza di esse, per fortuna nostra, non sono state create nel nostro paese.

Pronti in questo viaggio “cringe” in salsa natalizia?

Domino's Pizza: un flop di marketing troppo estremo

Idea pazza o mossa per creare attenzione? 

Si può riassumere così l’idea della catena statunitense di pizza che, per il mercato giapponese, ha deciso di arruolare alcune renne per addestrarle alla consegna di pizze, rimarcando che sono molto più economiche visto che non consumano carburante o non serve una patente.

L'immagine per promuovere le consegne in delivery con le renne in Giappone

Ecco, il piano promozionale non andò molto bene: la difficoltà di addestrare questi animali per un attività innaturale come questa ha portato alla chiusura dell’iniziativa dopo soltanto una settimana ripegando a una soluzione estetica ovvero l’inserimento di corna, naso rosso e coda su tutti gli scooter per le consegne.

Coca Cola: il flop di marketing che scatena una crisi geopolitica

Può una semplice pubblicità creare una crisi diplomatica?

Chiedete al celebre colosso mondiale che, nel 2016, decise di creare una campagna per la Russia con l’invito a consumare il prodotto riproducendo la cartina dell’omonimo stato.

Purtroppo, però, questa azione ha causato polemiche a non finire dai russi perchè non sono stati inseriti alcuni luoghi tra cui la Crimea, uno dei territori che ha scatenato la guerra che ancora oggi sta continuando.

Coca Cola, dunque, corresse la cartina con le nuove aggiunte ma anche qui ottenne una sonora protesta questa volta dal popolo ucraino, reo di aver inglobato la Crimea come territorio della Russia, con la richiesta dell’ennesima modifica.

Un caso diventato “boomerang” per quella che era una semplice iniziativa promozionale per ampliare la conoscenza di un brand americano in un territorio difficile come quello russo.

Peloton e Pandora: il grave errore dello stereotipo della donna

Cosa accomuna questi due brand? Il fatto che, entrambi, sono cascati nel tranello di uno degli stereotipi più banali verso il mondo femminile e che tutti noi purtroppo conosciamo.

Il brand Peloton, che opera nel mondo fitness, ha lanciato questo spot considerato da loro stessi come quello perfetto e che poteva far guadagnare tanto grazie anche alla loro quotazione in borsa dove si vede la classica coppia dove il marito regala alla sua compagna una cyclette per potersi allenare.

Peccato che, giusto in maniera indiretta, nello spot si intravede un messaggio in cui la ragazza deve dimagrire con tanti esercizi sull’accessorio mentre, il marito, può starsene tranquillo sul divano a far nulla, in un’ottica leggermente sessista.

Risultato finale? Critiche a cascata (con l’azienda che ha dovuto pure bloccare i commenti) e con una drastica perdita in borsa per un ammontare pari a 900 milioni di euro.

Comportamento simile lo ha fatto anche Pandora, celebre brand di gioielli danese, con la campagna marketing di Natale 2017 in giro per alcune città che, come si vede sotto, è evidente un chiaro riferimento al classico stereotipo di cosa debba fare la donna in casa.

Ovviamente sono volate le critiche pesanti e lo stesso brand, inizialmente, ha rincarato la dose specificando che il messaggio è stato frainteso: sono servite ulteriori polemiche e un generale boicottaggio verso il marchio per obbligarlo alle scuse ufficiali.

La criticata affissione di marketing per Natale di Pandora che è stata accusata di dare un pesante stereotipo alle donne

KFC: errori pubblicitari da dilettanti

Chiudiamo con il brand statunitense specializzato nel pollo fritto che, nel 2013, lanciò una campagna marketing con un insieme di stereotipi natalizi come la corsa all’ultimo giorno per il regalo e, all’interno, è stata inserita una classica canzone natalizia cantata in playback dai protagonisti.

Uno spot che può sembrare divertente ma si notano dei gravi errori post produzione: si può notare, infatti, che la voce delle persone va leggermente in ritardo rispetto alla canzone e, soprattutto, molti degli attori guardano spesso nella telecamera senza essere spontanei.

Insomma, errori grossolani da dilettanti che rimarcano anche a una reference di una famosa serie TV italiana (se vi diciamo il nome Boris?).

Conclusione

Abbiamo dunque visto diversi casi di spot considerati dei veri e propri flop marketing di Natale degli ultimi anni.

Possiamo elencarli come dei piccoli nei all’interno del mondo pubblicitario delle feste che ci ha regalato delle perle di marketing che sono rimaste nella storia e che ci fanno capire che, alcuni di questi marchi, si sono fatti spingere troppo dall’appeal del Natale, azzardando idee impossibili (come le renne) o a poca attenzione alla qualità e al dosaggio degli stereotipi.

Ti vengono in mente altri flop clamorosi di marketing del periodo natalizio? Scrivicelo qui sotto nei commenti.

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